Di ritorno da una vacanza a Vendicari (SR), faccio tappa alla Villa Romana del Casale di Piazza Armerina.
A parte la frastornante bellezza dei mosaici, due dettagli saltano all'occhio: uno swastika (proprio così, uno, al maschile, in quanto simbolo) cucito addosso alla divisa di un guerriero, e un Polifemo dotato non di uno bensì di tre occhi, cosa abbastanza curiosa.
Per tradizione, i ciclopi sono dotati di un occhio solo, può quindi sorgere il dubbio che non di Polifermo si tratti, in realtà è proprio lui, ritratto nella scena in cui Ulisse gli porge del vino. Qualcuno sostiene che Polifemo simboleggi la Sicilia e i suoi tre occhi le tre punte dell'isola. Si può invece pensare a un collegamento tra i tre occhi del ciclope e lo swastica, o, meglio, tra il 'terzo occhio' e lo swastika, collegamento che rimanderebbe a tutta una tradizione esoterica e religiosa orientale. Nelle tradizioni induista e buddhista, il 'terzo occhio' è collocato lì dove lo colloca la tradizione omerica, sulla radice del naso, in mezzo la fronte. Se così fosse, se ci fosse un rimando diretto a quelle tradizioni, occorrerebbe rivalutare le figure dei ciclopi, da esseri bruti e bestiali a esseri illuminati e lungimiranti, non per niente isolati nelle grotte dal resto del mondo, come anacoreti. Ma stiamo parlando dei Greci antichi, che per produrre la cultura che diffusero dovettero prima fare man bassa di quello che trovavano rielaborando prestiti culturali provenienti dall'oriente.
Insomma, nani sulle spalle di giganti, è il caso di dire.