Quest'opera di Lionello Balestrieri (1897) è custodita alla 'GAM - galleria d'arte moderna' di Palermo. Lo scatto per fortuna non rende (un'opera d'arte va vissuta in prima persona) tuttavia mi consente alcune riflessioni sull’importanza e il ruolo del titolo di un'opera.
La tela s'intitola 'la moglie del poeta', e si nota che:
- nulla suggerisce nel quadro un rapporto di parentela tra la figura maschile e quella femminile
- nulla suggerisce che la figura dell'uomo sia un poeta
- nulla sappiamo sulla fama del poeta
- nonostante l'esplicito riferimento nel titolo, la figura femminile volge le spalle, di lei non vediamo il volto, non ne conosciamo lo stato d'animo, lo sguardo, cioè sappiamo quasi nulla
- non sappiamo cosa esattamente stia facendo la figura femminile, se stia uscendo o se sia appena entrata nell'ambiente, se stia dicendo qualcosa, e se sta dicendo qualcosa non sappiamo se questo qualcosa sia importante o meno;
- non sappiamo cosa stia facendo la figura maschile, se stia dormendo o se sia morta
- a dispetto di quanto accade col titolo, nel quadro l’attenzione è quasi tutta per la figura maschile
In sostanza, sembra quasi che la tela faccia da supporto al titolo. Ma naturalmente non è così. E naturalmente, rispondere a tutte quelle questioni non ha alcuna importanza.
Quel che arriva all’osservatore è un unico inscindibile di tela e titolo, che suscita quelle questioni senza risposta.
E anche questo – o forse soprattutto - fa di quel quadro un’opera d’arte.